
Ascoltiamo sempre più spesso notizie agghiaccianti di partner ed ex partner che usano violenza nei confronti di chi amano e hanno amato. E allora sulla violenza all’interno delle relazioni dobbiamo dirci la verità.
Tanto che parlare di amore in queste situazioni sembra una contraddizione in trenini.
La verità è che ci sono tanti tipi diversi di amore e soprattutto parlando in termini psicologici esistono diversi tipi di relazione con l’oggetto del nostro amore. Alcune di queste relazioni possono essere intrise di prevaricazione psicologica e fisica purtroppo. Alcune sono tanto distruttive da essere portatrici di morte.
Il punto è che noi definiamo la qualità delle nostre relazioni in base al nostro sentire e quindi davvero chi uccide può arrivare a pensare di amare la propria vittima. Può anche dirlo a gran voce e confondere chi ascolta.
Questo però non deve capitare, non deve confondere le vittime e noi che guardiamo dall’esterno.
Tutto ciò che allude ad un senso di possesso, di invidia per le caratteristiche dell’altro, per i successi dell’altro, per la sua libertà e la sua luce non sono da ascrivere ad un sano modo di amare.
Queste modalità sono il frutto di una linea di sviluppo e di crescita immatura dal punto di vista emotivo e psicologico. Sono modalità tipiche di un momento precoce della vita in cui non abbiamo modo di diventare pericolosi per l’altro e per noi stessi. Stemperiamo quelle pretese sul nostro oggetto d’amore, in quel momento la mamma. Impariamo che possiamo stare lontani e ritrovarla in un secondo momento, che ha dei suoi diritti da essere umano, che può lavorare e amarci comunque e che non occupiamo tutto il suo pensiero ma quanto basta a sentirci amati.
Questo rimane nel nostro passato e noi evolviamo e facciamo crescere il nostro modo di amare. Ciò accade se le nostre caratteristiche personali incontrano positivamente una accoglienza amorevole e matura da parte degli adulti che ci aiutano a crescere. Questo accade quando gli adulti ci sostengono nel capire che non abbiamo sempre ragione, che non possiamo riparare ad ogni cosa, che possiamo vivere emozioni cocenti senza soccombere ad esse perchè possiamo imparare piano pano ad autoregolarci mentre stemperiamo e trasformiamo i nostri vissuti.
E’ importante allora educare i genitori e gli adulti che si occupano di bimbi e ragazzi affinché sappiano offrite una funzione di holding, di supporto adeguato per sostenere i piccoli mentre imparano ad essere fallibili, a sostenere il peso emotivo di una caduta o di un inciampo, che non essere ricambiati in amore è doloroso ma non può uccidere nessuno, né noi ne tantomeno altri, che si può perdere chi amiamo e rimanere noi stessi e che ci si può voler bene anche quando l’amore finisce.
Alla luce delle ultime notizie che stanno animando il dibattito su questi temi, dibattito non sempre intelligente ed edificante nel nostro Paese, un pensiero va all’ennesima donna uccisa e a tutti quelli che restano. Tutti con una grande responsabilità verso le generazioni future e la società tutta.
L‘educazione psicologica alle emozioni e alle relazioni deve rientrare nel quotidiano di tutti.
Deve rientrare nei programmi educativi a scuola, in tutti gli ambienti in cui vivono e crescono i genitori stessi, nella formazione degli insegnanti di ogni ordine e grado.
Continueremo diversamente a piangere donne vittime di violenza e uomini che colorano di morte la vita di chi disgraziatamente è diventato il loro oggetto di amore malato.
Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che vado a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata (Arlette).
Mamita, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia). Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte mentre volavo.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutti quelli che urleranno il mio nome.
Perchè lo so, mamma, non ti fermerai.
Ma, per quello che vuoi di più, non legare mia sorella.
Non rinchiudere i miei cugini, non privare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Combatti per le loro ali, quelle ali che mi tagliarono.
Combatti per loro, che possano essere liberi di volare più in alto di me.
Combatti per urlare più forte di me.
Possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.